martedì 31 gennaio 2012

Possessione ed esorcismi

La possessione diabolica è una delle esperienze che vanno affrontate da più angolature. Di essa, in particolare, si sono interessate l'azione pastorale della Chiesa e, da un secolo a questa parte, pure le scienze umane, soprattutto la psicologia.
La possessione diabolica o demoniaca è il fenomeno per cui, in determinate culture e religioni, si ritiene che un organismo o uno spirito estraneo, definito come diavolo o, nella maggior parte dei casi, come demone possa prendere possesso del corpo di una persona vivente, legarsi alla sua anima e torturarla mentre è ancora in vita. La persona in questione viene definita indiavolata o indemoniata.
Il fenomeno della possessione affonda le sue radici nei testi sacri: nel Nuovo Testamento, ad esempio, vengono riportati degli episodi in cui Gesù Cristo affronta e libera alcuni indemoniati. Nella religione cattolica si assume l'idea che una persona sia indemoniata quando:
dimostra una forza fisica molto superiore alla sua normale capacità; parla lingue a lei sconosciute
dimostra avversione al sacro;
passa da osservante della religione all'astensione totale;
prevede eventi non ancora accaduti, o conosce cose che non dovrebbe conoscere.
Devono in ogni caso coesistere molti sintomi. Il maligno può impossessarsi di qualcuno attraverso tre vie principali: ferite emotive, peccato, attività occulte.
La possessione viene debellata negli ambienti religiosi mediante la pratica dell'esorcismo. A giudizio degli esorcisti, sono quattro le cause per cui una persona può cadere nella possessione diabolica o in disturbi di origine malefica.
Può trattarsi di semplice permissione di Dio, allo scopo di dare alla persona un'occasione di purificazione e di meriti. L'hanno subita santi come Angela da Foligno, Gemma Galgani.
La causa può essere data da un maleficio che si subisce: fattura, maledizione, malocchio. Si espone al rischio di influenze malefiche o di possessione chi si rivolge a maghi, cartomanti, stregoni; chi partecipa a sedute spiritiche o a sette sataniche; chi si dedica all'occultismo e alla negromanzia. Si può cadere in malefici per il persistere di colpe gravi e multiple. Don Gabriele Amorth, prete esorcista della diocesi di Roma, ha avuto casi di giovani dediti alla droga o colpevoli di delitti e perversioni sessuali.


Ma su quali sintomi ci si basa per procedere a un esorcismo?

L'esorcista prende in considerazione anche le cartelle cliniche. Il sintomo più significativo è l'avversione al sacro, che si manifesta in tante forme:
ripugnanza alla preghiera e per tutto ciò che è benedetto, anche senza sapere che lo è;
reazioni violente e furiose in persona che di natura       è
tutt' altro, con bestemmie ed aggressioni;
sintomo culminante: reazioni furiose della persona       se
si prega su di lei o la si benedice.

A seconda della religione, l'esorcismo è praticato da un sacerdote o da un esponente o ministro della religione stessa, il quale, tramite una serie di scongiuri e preghiere, dovrebbe far sì che l'entità che tormenta la persona posseduta abbandoni il corpo della stessa. Il rituale può durare un tempo indeterminato, da alcuni giorni ad alcuni mesi o, in casi particolarissimi, anni.
L'attività di satana: L'opera del demonio si manifesta nelle seguenti gradazioni, in ordine crescente: tentazione, oppressione, vessazione, possessione diabolica. Queste attività possono avere vari gradi:

Possessione di primo grado: Talvolta, misteriosamente, il demonio può invadere la psiche di un essere umano, prendendo il controllo del suo corpo e della sua intenzionalità.
Il fenomeno dura finché non è annullato dall'esorcismo. In questo grado di possessione il demonio è latente, si limita ad alterare gli atteggiamenti del posseduto, le sue reazioni al sacro, gli istilla sentimenti di disperazione e depressione.

-    Possessione di secondo grado: Questa possessione è più evidente: cambiamenti di voce, fenomeni preternaturali quali la glossolalia, la levitazione, la pirocinesi (potere di incendiare gli oggetti: a distanza). In genere per 'possessione diabolica' si intende questa situazione intermedia.

Possessione di terzo grado: A questo grado, lo spirito maligno ha preso un dominio tale della persona da alterare orribilmente persino i suoi tratti somatici (che divengono veramente raccapriccianti.

Il punto di vista religioso: In tempi recenti la credenza nella possessione si è indebolita anche da parte degli stessi ambienti ecclesiastici, poiché è stato scoperto come molti presunti casi di 'indemoniati' debbano in realtà essere messi in relazione con malattie mentali, come la schizofrenia e alcune forme di psicosi. D'altra parte molte persone che richiedono aiuto agli esorcisti vengono da essi stessi riconosciute come bisognose non di cure spirituali, ma psichiche (vedi il libro di padre Gabriele Amorth, Confessioni di un Esorcista).
      Padre Gabriele Amorth afferma che una persona che pensi di essere posseduta, con ogni probabilità non è vittima del demonio ma di disturbi psichici, in quanto satana avrebbe anzitutto cura di nascondersi.

Il punto di vista scientifico: È parere quasi comune che durante le presunte possessioni demoniache che sono state esaminate, nessuno scienziato o medico ha rilevato attività paranormali, mentre è sempre stato accertato che si trattava di malattie psichiatriche. Ciò, tuttavia, non esaurisce tutti i fenomeni. È importante notare che, nei casi di malattie mentali, il fenomeno si esprime secondo le regole della propria cultura, perciò si ritiene che l'interpretazione di esso come possessione sia solo la conseguenza della credenza religiosa.
Il fenomeno della possessione si ha quando l'entità disturbante prende totalmente il controllo dell'individuo, sostituendosi a lui nella mente e nel corpo. In tal caso, l'entità annulla la volontà dell'individuo e il corpo di questi diventa una sorta di burattino soggiogato dalla volontà dell'entità. In queste condizioni l'entità può far compiere al corpo del posseduto atti e azioni le quali, in circostanze normali, sarebbero impossibili: contorsioni muscolo-scheletriche estreme, manifestazione di conoscenze di lingue straniere o antichissime del quale il soggetto ignora l'esistenza, personalità multiple, forza sovraumana, telepatia, chiaroveggenza, telecinesi, psicocinesi, rigurgito di fluidi vitali (sangue) o di corpi estranei all'organismo (chiodi, pezzi di vetro, pezzi di metallo arrugginito, capelli, peli animali o umani, ecc).

Oggi, grazie soprattutto allo studio delle malattie mentali condotto con criteri scientifici, i casi di possessione sono molto più rari. Ci sono però alcune patologie molto vicine e collegate alla possessione. La prima è la schizofrenia. Il termine comprende attualmente un numero vario di sottotipi di disordini mentali, ognuno dei quali caratterizzato da sintomi e prognosi ben definiti e distinti. In generale, si tratta di un disordine psicotico che altera profondamente il comportamento e la cognizione, in particolar modo la modalità in cui prende forma il pensiero. In genere per tutti questi fenomeni esiste una spiegazione
scientifica e razionale; tuttavia, ci sono dei casi davanti ai qualila scienza ufficiale si è dovuta fermare e farsi da parte.
    
In questi casi, alla scienza è subentrata la religione che, nel corso degli anni, ha messo a punto un rituale specifico atto a scacciare i demoni che posseggono e controllano la persona. Questo rituale è conosciuto in tutte le religioni esistenti con il nome di esorcismo. Di fronte al fenomeno della possessione diabolica occorre perciò procedere con molta oculatezza e discernimento. Da parte dell'approccio scientifico e di quello religioso serve non preclusione, ma inclusione. Una collaborazione oculata consente un miglior servizio per le persone afflitte da tali sofferenze.


La possessione diabolica (da “Servizio della Parola”
n° 434- gennaio febbraio 2012)
di Giuseppe Sovernigo

giovedì 19 gennaio 2012

Come leggere la Bibbia (Matteo il povero)

Ci sono due modi di leggere: il primo avviene quando un uomo, nel leggere, pone se stesso e la sua mente al di sopra del testo per dominarlo. Egli cerca di sottoporre il suo significato alla sua comprensione, mentre si confronta con quella ottenuta dagli altri.
Il secondo modo si attua quando un uomo pone il testo ad un livello superiore a se stesso e cerca di sottomettersi al suo messaggio. Stabilisce il testo come un giudice su di lui, considerandolo come il più alto criterio di vita.
Il primo modo è adatto per qualsiasi libro nel mondo, sia che si tratti di un'opera di scienza o di letteratura. Il secondo è indispensabile per leggere la Bibbia. Il primo modo fornisce all'uomo la padronanza su tutto il mondo, secondo il suo ruolo naturale. Il secondo riconosce a Dio la signoria come Creatore onnisciente e onnipotente.
Se l'uomo, però, confonde questi due metodi, rischia di perdersi in entrambi. Se legge la scienza e la letteratura come dovrebbe leggere il Vangelo, rimane piccolo di statura, la sua abilità accademica si svaluta, e la sua dignità nel contesto della creazione diminuisce. E se egli legge la Bibbia come dovrebbe leggere la scienza, sente Dio come fosse un essere di piccole dimensioni; l'essere divino gli appare limitato e la sua grandezza viene meno. Noi allora acquisiamo un falso senso di superiorità sulle cose divine l’errore che Adamo commise all'inizio.

Nel leggere la Bibbia, noi dobbiamo mirare alla comprensione e non limitarci alla ricerca, all’indagine o allo studio. La Bibbia deve essere accolta, non indagata. È pertanto opportuno ora stabilire una differenza tra comprensione spirituale e memorizzazione intellettuale. La comprensione spirituale mira all'accettazione di una verità divina, che gradualmente si rivela, salendo all'orizzonte della mente fino a che la pervade tutta. Se la persona si dispone ad una volontaria obbedienza a questa verità, la verità divina continua a permeare la mente ancora di più e la mente si sviluppa con essa all'infinito. "Per conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio " (Ef 3,19). È chiaro da questo versetto che la conoscenza, l'amore di Dio e le cose divine sono immensamente al di sopra del livello di sapere umano. È quindi inutile e sciocco per noi per cercare di "investigare" le cose di Dio, nel tentativo di afferrarle e di porle in balia delle nostre capacità intellettuali.
Al contrario, siamo noi che dobbiamo cedere all'amore di Dio, così che le nostre menti possano essere aperte alla verità divina. È allora che saremo pronti a ricevere una superiore conoscenza. «Radicati e fondati nella carità,  siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità» (Ef 3,17-18).
La comprensione intellettuale richiede che si passi da uno stato di sottomissione alla verità (attraverso la comprensione) ad uno stato di padronanza e possesso. Essa richiede che la mente, passo per passo, progredisca, attraverso l’indagine, fino al livello della verità; poi a poco a poco s’eleva sopra di essa, fino a che può controllarla, ricordandola e ripetendola a volontà, come se la verità fosse un possesso e la mente il suo proprietario. Così l’indagine intellettuale è il contrario della comprensione spirituale, poiché la comprensione spirituale si espande con la conoscenza della verità e la verità, a sua volta, si apre a "tutta la pienezza di Dio" (Ef 3,19), all'infinito. [La sola indagine critica] indebolisce la verità divina, e la restringe nelle sue possibilità; quindi non è uno strumento idoneo per avvicinarsi alla Bibbia, e consegue risultati minimi.

C'è un altro modo di memorizzare la parola di Dio. Grazie ad esso possiamo ricordare e rivedere il testo, anche se non quando e come vogliamo, ma piuttosto quando e come Dio vuole. Dio la concede, per mezzo del suo Spirito, a coloro che accolgono le sue parole: «Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho detto» (Gv 14, 26). Proprio come Dio concede la comprensione spirituale a coloro che chiedono di conoscerLo, con sincerità e onestà, a coloro le cui menti sono aperte per comprendere il testo (cfr. Lc. 24,45), così anche memorizzazione spirituale è un'opera spirituale che Dio dà a coloro ai quali concede d’essere suoi testimoni. Quando lo Spirito Santo ci ricorda certe parole, lo fa in profondità e ampiezza, non  ci ricorda semplicemente il testo di una strofa, ma dona ad essa sapienza irresistibile e potere spirituale per far risplendere la gloria del versetto e la potenza di Dio in esso. Uno spirito di pentimento viene inviato mediante parole che feriscono il cuore.
Tuttavia, dobbiamo essere preparati a questo raccoglimento spirituale, mantenendo i nostri cuori attenti alla parola di Dio attraverso la meditazione frequente, riponendola nel nostro cuore con amore e gioia. «Quando trovai le tue parole, le ho mangiate» (Ger. 15,16) ed erano «alla mia bocca più dolci del miele» (Salmo 119.103). Dobbiamo dire costantemente a noi stessi: «sulla sua legge medita giorno e notte» (Sal 1,2), e ogni volta che incontriamo una parola utile possiamo imprimerla nei nostri cuori: «Ho serbato tue parole nel mio cuore, per non peccare contro di te» (Salmo 119,11); «Quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. E ve le legherete come segno sulla tua mano, e saranno un pendaglio tra gli occhi» (Dt 6,7-8).


Ora c'è una grande differenza tra un uomo che recita e medita sulla parola di Dio, perché ciò è dolce e benefico per la sua anima, facendo esultare il suo cuore e confortare il suo spirito, e l’uomo che la medita  [soltanto] per ripeterla ad altre persone, così che egli possa distinguersi come insegnante e abile servitore del Vangelo. Nel primo caso, la parola rimane in lui. Per mezzo di essa, costruisce un rapporto con Dio; nel secondo caso, essa passa semplicemente nella memoria intellettuale dove si può utilizzare per costruire relazioni con altre persone! Così se un uomo legge la Bibbia per insegnare alla gente, dando tuttavia una testimonianza di sole parole, prima di essersi sottomesso alla verità divina e di agire secondo i suoi precetti e prima di aver aperto la sua mente per ricevere la comprensione spirituale, egli guadagna solo conoscenza e non offre una testimonianza fruttuosa. Non importa quanti versetti o prove ordinate possa presentare con grande abilità intellettuale, poiché lo spirito lo avrà lasciato. L'uso peggiore che possiamo fare della Bibbia è utilizzare semplicemente come una fonte di citazioni.


La comprensione spirituale dei detti, dei comandamenti e degli insegnamenti di Dio corrisponde al nostro ingresso nel mistero del Vangelo: «A voi è dato di conoscere i segreti del il Regno di Dio» (Lc 8,10). Il segno della comprensione spirituale è il senso che s’apre dentro di noi, una sorgente inesauribile di intuizioni spirituali nella parola di Dio, e che pone ogni verità in relazione con tutto il resto. Nei nostri cuori, siamo in grado di collegare ogni versetto che leggiamo con un altro versetto e ogni intuizione s’allarga in armonia con un altra, in modo che il Vangelo diventa facilmente un tutto unificato. Questa posizione non è raggiunta soltanto da coloro che hanno trascorso lunghi anni nella lettura della Bibbia. Può avvenire che a qualcuno che ha solo pochi mesi d’esperienza con essa, gli sia dato questo senso, in modo che l'utilizzo dei pochi versi con cui ha familiarità, lo renda capace di parlare di Dio con zelo, con una sincerità una forza che attraggono a Dio il cuore degli altri. Per questo uomo è sufficiente leggere un versetto una volta perché esso si imprima indelebilmente nel suo cuore per sempre, perchè la parola di Dio è spirituale, è anche in un certo senso uno spirito, come il Signore dice: "Le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Gv 6,63).

L’indagine intellettuale non ha alcuna possibilità di entrare nel vangelo perché il vangelo è spirituale. Deve essere obbedito e vissuto grazie allo Spirito per poter essere capito. Se qualcuno vive fuori del vangelo e, ciò nonostante, cerca di capirlo, inciamperà e cadrà. Se oserà cercare d’insegnarlo, diventerà una pietra d'inciampo per coloro che lo seguono. Ma se qualcuno ha vero zelo, amore ardente e totale obbedienza a Dio e realizza uno dei comandamenti del Vangelo con fedeltà, quella persona entra nel mistero del Vangelo, senza rendersene conto.
La prima cosa che scopriamo è la fedeltà di Dio nel compimento le Sue promesse nelle nostre anime. Questa rende la nostra mente desiderosa di ricevere la scintilla della fede viva che si deposita nel cuore e accende un grande fuoco d'amore e di timore di Dio. L'esperienza spirituale aumenta e il livello di comprensione del Vangelo diventa più profondo in base al grado in cui osserviamo i suoi comandamenti con fedeltà e con precisione. Una sincera e umile disponibilità all’obbedienza a Dio che scaturisce da un cuore libero da falsità, da ipocrisia, dal desiderio d’apparire o dall’esibizionismo, e che non  cerca nessun risultato particolare, può essere considerato l'inizio della vera via alla conoscenza di Dio.
La comprensione spirituale del Vangelo e di Dio, è il risultato della formazione di un rapporto con Dio attraverso l'obbedienza ai Suoi comandamenti. Questo non è semplicemente una comprensione di testi e versi, ma la comprensione del potere della parola e della conoscenza della vita che scaturisce dai versetti sulla base d’esperienza, di fiducia, di prove, e d’una fede incrollabile in Dio.

Il più grande comandamento per il quale possiamo sperimentare la provvidenza di Dio, e mediante l'obbedienza a lui, possiamo ottenere il potere spirituale che ci svela i misteri e i segreti della Bibbia e le luci per il futuro, è che dovremmo lasciare tutto e seguire Cristo. Per questo comandamento riassume tutto il Vangelo! Questo è il versetto che Sant'Antonio ha sentito. E lo ha toccato profondamente, e lo ha compiuto con forte determinazione. Attraverso questa modalità egli raggiunse una vita che era in conformità con il Vangelo, e una comprensione, una conoscenza della Bibbia che ha stupito studiosi e teologi, come sappiamo da Sant'Atanasio il Grande. E tutto questo nonostante il fatto che San Antonio non sapeva né leggere né scrivere. Molti dei Padri seguito lo stesso modello e le stesse meraviglie si sono verificate in loro, hanno raggiunto le vette della conoscenza della Bibbia, di Dio, e la direzione spirituale, anche se essi stessi erano analfabeti. Molti altri nel mondo, uomini e donne, colti e incolti, sono entrati nel mistero del Vangelo attraverso uno dei tanti comandamenti, come la povertà volontaria e la semplicità di vita, rifiutandosi di porre i soldi da parte per le emergenze e mettendo la loro fede in Dio prima di ogni altra considerazione. Attraverso questo hanno gustato le meraviglie di Dio, le loro menti sono state aperte, hanno percepito il mistero del piano divino e compreso le parole di Dio come persone che le hanno vissuto nell'esperienza e li ha soddisfatte. In questo modo sono stati in grado di evangelizzare con grande fede e coraggio. Altri hanno anche voluto il rifiuto dei piaceri mondani e dei passatempi senza vita. Essi hanno sperimentato la potenza della parola di Dio e trovato in essa grande conforto e piacere. Hanno capito che un uomo vive della parola più che del cibo e della medicina, hanno conosciuto Dio e gustato Lui e le loro menti sono stati illuminati dalle sue parole.
Altri ancora sono entrati nel mistero del Vangelo attraverso atti segreti di sacrificio, dando il loro denaro, energia, tempo per servire i poveri, i diseredati, gli afflitti, e quelli prostrati da tragedie varie. Hanno agito con coraggio silenzioso, dando tutto quello che possedevano. Come questi hanno acquisito la conoscenza, la percezione, e la comprensione del vangelo e dei comandamenti del Signore, ma non la comprensione che deriva dalla meditazione sulla bellezza delle parole e l'esposizione del loro significato. È piuttosto la comprensione che scaturisce dalla esperienza ed e la sua trasformazione in vita eterna, formando un rapporto vivo con Cristo.

(Matta al Meskin, How to read Bible).